Letteratura italiana

GUIDA ALL'APPRENDIMENTO DELLA NOSTRA LINGUA

LA PROPOSIZIONE

 

 
 
 

INDICE

Introduzione
Concetti preliminari
Le lettere
Le sillabe
Le parole
Le parti del discorso
Elisione e troncamento
La punteggiatura
La proposizione
Il periodo
Lo stile
Il linguaggio figurato
I linguaggi settoriali
 
Esercitazioni
 
HOME PAGE
TORNA  A MAESTRARITA





 

Prova, chiudendo gli occhi ma restando sveglio, ad estraniarti psicologicamente dal contesto ambientale in cui ti trovi. Non potrai fare a meno di pensare. Infatti la mente umana non cessa mai di pensare, tranne quando dormiamo. Almeno questa è la nostra impressione.
Ma siamo sicuri che, dormendo, non pensiamo? Non ti è mai capitato, coricandoti con la mente assillata da un dubbio, alle prese con un problema di incerta soluzione, di addormentarti vinto dalla stanchezza fisica, e svegliarti la mattina con pronte le risposte giuste a tutti i quesiti che ti eri posto? Si tratta di una folgorante e felice intuizione mattutina, o è vero il proverbio che la notte porta consiglio? Se il proverbio è vero, vuol dire che la notte abbiamo continuato a pensare. Anzi lo abbiamo fatto in condizioni migliori.
Comunque, torniamo al punto di partenza. Dopo aver chiuso gli occhi da sveglio, riaprili e rifletti su ciò che ti è passato per la mente. Ti accorgerai che la mente ha coinvolto nella sua attività, cioè nel pensare, una persona, un animale, un oggetto o un'idea astratta: si sarà soffermata o sull'amico/amica del cuore, o sul cane lasciato a casa, o sul regalo da fare a papà il 19 marzo, o sulla "volontà" che non hai di studiare, o sul "benessere" che ti proponi di realizzare da adulto, ecc.
Raggruppando nel termine "cose" gli oggetti reali e le idee astratte, possiamo dire che un nostro pensiero non potrebbe esistere senza riferirsi ad una persona, ad un animale o ad una cosa. Però è anche certo che non possiamo fare riferimento mentalmente ad una persona, ad un animale o ad una cosa senza associare alla sua immagine una condizione o un'azione.
Se pensiamo al cane non possiamo immaginarcelo avulso da ogni contesto esistenziale: abbineremo sempre la sua immagine o alla gioia che dimostra quando noi rientriamo a casa o al bisogno che forse ha in quel momento di fare pipì, ecc.
Il succo di queste riflessioni è che noi pensiamo sempre, anche se non ce ne accorgiamo: se avverto la sete, in effetti penso di aver sete, perché il bisogno è stato percepito dalla mente; quindi penso di alzarmi, penso di andare in cucina, penso di prendere un bicchiere, penso di aprire il rubinetto dell'acqua, penso di riempire il bicchiere, penso di bere.
In effetti non faccio caso a tutti questi pensieri perché li trasformo rapidamente in azioni. Ma li ho avuti quei pensieri.
Mettiamo ora che io voglia comunicare ad altri questa vicenda e che voglia farlo con le parole e non con i gesti o con un disegno. Cosa farò? Dirò, servendomi della lingua, pressappoco così: "Avevo sete e mi sono alzato dalla sedia, mi sono recato in cucina, ho preso un bicchiere, ho aperto il rubinetto dell'acqua, ho riempito il bicchiere e quindi ho bevuto".
Se nella realtà storica avevo prima trasformato in azioni i miei pensieri, nel racconto, nella comunicazione, li ho invece trasformati in proposizioni. Tanti pensieri, tante proposizioni. Ognuna delle quali ha un soggetto (nel caso in esame è sempre lo stesso: "lo") e un predicato ("avevo sete", "mi sono alzato", "mi sono recato", "ho preso", "ho aperto", "ho riempito", "ho bevuto").
Quindi, quando si vuole comunicare un pensiero in parole si ricorre ad una proposizione che deve essere costituita necessariamente da un "soggetto" e da un "predicato". Volendo esprimere il pensiero in tutti i suoi dettagli, è necessario poi aggiungere altri elementi alla proposizione, elementi che si dicono complementi, perché "complementari", non indispensabili. Difatti ho precisato che mi sono alzato dalla sedia, che mi sono recato in cucina, che ho preso un bicchiere, che ho aperto il rubinetto (specificando che è quello dell'acqua, non della birra) e infine che ho riempito il bicchiere.
Ecco come nascono le proposizioni, la cui costituzione sarà oggetto del nostro studio.
Per ora ci limitiamo ad informare che ogni elemento costitutivo della proposizione (soggetto, predicato, complementi) è detto tecnicamente sintagma e che questo può essere formato da una o più parole. Per esempio nella proposizione "lo mi sono alzato dalla sedia" vi sono tre sintagmi: il soggetto "lo" (sintagma formato da una parola), il predicato "mi sono alzato" (sintagma formato dà tre parole), il complemento "dalla sedia" (sintagma formato da due parole).

DEFINIZIONE ED ELEMENTI ESSENZIALI: SOGGETTO E PREDICATO

1.

La proposizione è un pensiero espresso con parole.

2.

Gli elementi essenziali della proposizione sono il soggetto ed il predicato.

3.

Il soggetto indica la persona, l'animale o la cosa di cui si parla ("Mario mangia la mela" - "La mela è stata mangiata da Mario" - "Il mio cane è più veloce del tuo").

4.

Il predicato è ciò che si dice del soggetto ("Mario mangia la mela" - "La mela è stata mangiata da Mario" - "Il mio cane è più veloce del tuo").
Il predicato si dice verbale quando è costituito da un verbo di senso compiuto ("Mario mangia la mela" - "La mela è stata mangiata da Mario"); si dice nominale quando è costituito da un verbo copulativo (copula) e da un sostantivo o aggettivo (parte nominale) riferito al soggetto ("Il mio cane è più veloce del tuo").

ATTRIBUTO E APPOSIZIONE o COMPLEMENTI ATTRIBUTIVO e APPOSITIVO

1.

L'attributo è un aggettivo che accompagna un nome per dargli una qualità o per meglio determinarlo ("Il mio cane è più veloce del tuo").

2.

L'apposizione è un nome che accompagna un altro nome per meglio determinarlo ("Il console Cicerone difese il poeta Archia" - "Cicerone, il più grande oratore di Roma, difese il poeta Archia").

DAI UNO SGUARDO AI COMPLEMENTI

HOME PAGE